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Editoriali:
 
UDINESE, DI CHE PASTA SEI FATTA?
  di Paolo Micoli
Settegiorni in Friuli n.14 del 28/10/05

Udine - A quasi due mesi dall'inizio della stagione, l'Udinese comincia a evidenziare i primi significativi segni di affaticamento. Non sembra tanto una stanchezza fisica la sua, quanto psicologica. Del resto, per una squadra non avvezza al doppio impegno di campionato e Champions League (ben altra cosa erano gli incontri, pur sempre europei, di Coppa Uefa), non c'è da meravigliarsi dunque se i bianconeri sono apparsi quasi trasformati nelle loro ultime epparizioni, comunque non più brillanti e pimpanti così come erano stati capaci di essere nella prima parte della stagione.
Tutte queste considerazioni traggono origine dalle prestazioni della squadra negli ultimi tempi, e specificamente nelle gare interne con Werder Brema e Inter. Dopo la vittoria di Siena, insomma, l'Udinese non è stata più la stessa, e a chi s'interroga con meraviglia sui perchè di tale metamorfosi, la risposta, a nostro avviso, è pronta e semplice: logorio psico-fisico da stress per una cadenza inusuale di impegni, peraltro ad altissimo livello. Nè vanno dimenticate le situazioni contingenti vissute in questo primo periodo della stagione, dalla clamorosa esclusione pro tempore dalla rosa di Vincenzo Iaquinta, alle più recenti esternazioni decisamente un po' troppo esasperate di Di Michele e Di Natale nei confronti del loro tecnico. Tutti episodi, dunque, che non aiutano certo a risolvere o a smussare situazioni di pesantezza che già gravavano sul gruppo bianconero.
Giampaolo Pozzo, sia dopo la gara col Werder, ma soprattutto dopo la sconfitta con l'Inter, ha calcato la mano pesantemente nei confronti dei suoi giocatori, accusandoli di "lavorare troppo di lingua e meno con i piedi, loro naturali attrezi del mestiere". Pozzo ha già ampiamente dimostrato in questi anni di sapere certamente cosa fare e come, anche nelle situazioni più delicate. Evidentemente, nella sua filosofia gestionale di una squadra di calcio, la strigliata vale più di qualsiasi altra "medicina". Lungi da noi l'idea di entrare in contrapposizione con il boss bianconero, ma restiamo comunque convinti delle tesi sopra esposte: un ferito grave non si rianima certo con le strigliate e l'Udinese, a nostro avviso, in questo momento paga per uno sforzo cui non era abituata. Ma preparata sì, almeno sotto l'aspetto fisico, per cui il fenomeno potrebbe anche essere passeggero. Intanto il calendario prospetta un altro periodo di impegni ravvicinati e stressanti per l'Udinese: non ci resta dunque che guardare con curiosità, ma anche con tanta fiducia, all'immediato futuro, sperando di cogliervi quei segni di ripresa che tutti si auspicano e che dovrebbe riportare la squadra ai livelli ai quali tutti ci siamo ormai da tempo fin troppo bene abituati.

di Paolo Micoli
 
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